LIVING SCULPTURES
2018 – ongoing
Apulia was home to about 60 million olive trees, considered historical, economic and landscape heritage not only of this region but of the whole of Italy.
In recent years, however, the olive tree (Olea Europaea) has been the victim of the unfortunate Xylella Fastidiosa contagion, a phytopathogenic bacterium that affects plants from within, blocking their hydration and drying them to death. The infection spreads in olive groves through vector insects, such as the Philaenus Spumarius, which can transport the bacterium from one plant to another, promoting the transmission of the infection. After years it has been found that the only solution to eliminate Xylella is the removal of trees to create buffer zones where the vector cannot proliferate. Many specimens have been cut down to contain the rapid spread of the infection in healthy areas, but the slow implementation of this strategy has not stopped the growth of infected areas.
Besides the huge economic damage, the landscape heritage, which has characterized the Apulian territory for centuries, has been severely affected. The places where I grew up could change drastically in the coming years, and many areas have already become something else that I no longer recognize in my memories. Huge empty fields now extend for kilometers and give people the impression that they are in a dry and desert area of the African continent. These changes will also have serious consequences in other fields, such as tourism.
I have thought a long time about possible future scenarios and I have come to a reflection: the olive trees, peculiar elements of my homeland, may no longer occupy most of the territories as it has been until now.
For this reason, I felt the need to document the landscape that has been the background for most of my life. In 2018 I started to photograph the olive trees in the area where I grew up, Carovigno and its surroundings, an area initially not affected by the contagion, which came later.
I wanted to portray these living sculptures in their majesty, undisputed protagonists of the Apulian countryside. Among the many images I selected those that showed a widespread practice in these areas: piles of stones built by man are placed under some branches or trunks that risk breaking. The human intervention helps, in this way, to avoid the structural failure of the trees and to control their growth. Normally, as happens in architectural ruins, the vegetation re-appropriates the disused spaces and grows on them. In olive trees, otherwise, it is the work of man that comes to the aid of nature and creates a symbiosis between the natural and artificial elements.
This result clearly shows the love, respect, and sense of responsibility that local peasants have for olive trees, considered part of the family by their owners and who have been the most long-lived inhabitants of Apulian lands.
La Puglia ospitava circa 60 milioni di ulivi, considerate patrimonio storico, economico e paesaggistico non solo di questa regione ma di tutta l’Italia.
Negli ultimi anni, però, l’ulivo (Olea Europaea) è stato vittima della triste vicenda legata al contagio da Xylella Fastidiosa, un batterio fitopatogeno che colpisce le piante dall’interno, impedendone l’idratazione e facendoli seccare fino alla morte. L’infezione si propaga negli oliveti attraverso insetti-vettore, come il Philaenus Spumarius, capaci di trasportare il batterio da una pianta all’altra, favorendo l’avanzamento del contagio. Dopo anni si è constatato che l’unica soluzione per eliminare la Xylella è l’espianto di alberi per creare zone cuscinetto in cui il vettore non può proliferare. Molti esemplari sono stati abbattuti per contenere la rapida diffusione dell’infezione nelle aree sane, ma la lenta attuazione di questa strategia non ha tuttavia impedito l’estensione delle aree infette.
Oltre agli ingenti danni economici, il patrimonio paesaggistico, che caratterizza da secoli il territorio pugliese, ha subito un duro colpo. I luoghi in cui sono cresciuto potrebbero cambiare radicalmente nei prossimi anni, e molte aree sono già diventate qualcos’altro che non riconosco più nei miei ricordi. Enormi distese di terra svuotate di questi alberi si estendono ormai per chilometri danno l’impressione alla gente di trovarsi in una zona arida e desertica del continente africano. Questi cambiamenti porteranno gravi conseguenze anche in altri settori, come quello turistico.
Ho pensato a lungo sui possibili accadimenti futuri e sono giunto ad una riflessione: gli ulivi, elementi peculiari della mia patria, potrebbero non occupare più gran parte dei territori com’è stato finora.
Per questo motivo, ho sentito il bisogno di documentare il paesaggio che ha fatto da sfondo a gran parte della mia vita. Dal 2018 ho iniziato a fotografare gli ulivi presenti nella zona in cui sono cresciuto, Carovigno e dintorni, un’area inizialmente non interessata dal contagio, il quale è sopraggiunto in un secondo momento.
Ho voluto ritrarre queste sculture viventi nella loro maestosità, protagonisti indiscussi delle campagne pugliesi. Tra le tante immagini, ho selezionato quelle che mostravano una pratica diffusa in queste zone: pile di pietre costruiti dall’uomo vengono posizionati al di sotto di alcuni rami o tronchi che rischiano di spezzarsi. L’intervento umano aiuta, così, ad evitare il cedimento strutturale degli alberi e a controllarne la crescita. Normalmente, come accade nelle rovine architettoniche, la vegetazione si riappropria degli spazi in disuso e cresce su di essi. Negli ulivi, diversamente, è l’opera dell’uomo che viene in aiuto alla natura e crea una simbiosi tra gli elementi naturali e quelli artificiali.
Questo risultato dimostra chiaramente l’amore, il rispetto e il senso di responsabilità che i contadini locali hanno nei confronti degli olivi, considerati parte della famiglia dai loro proprietari e che sono stati gli abitanti più longevi delle terre pugliesi.