stefano gio semeraro

APULIAN DIORAMAS + TYPOS
2018 – ongoing

Diorama#1
Apulian Dioramas and Typos are two complementary works born as a collateral way to the Living Sculptures project in 2018, while I was intent on photographing olive trees in the Apulian countryside.

During this time I had the opportunity to observe the fields through which I was walking and the characteristics of the land around me.
From this, some reflections prompted me to go beyond the act of photography to tell the story about the transformation of the Apulian landscape where I grew up, Carovigno. It is surrounded by centuries-old olive trees, some millennia old, survivors of wars and invasions, witnesses of past events.
Until Xylella infection was mentioned, I always took it for granted that these green giants would be the guardians of future generations, as they have been for mine.
Nobody in Puglia imagined that 2013 would be the beginning of a profound change in the territory. Entire areas of Salento are now graveyards of desiccated trees, while in areas of Puglia just to the north, people are still trying to stop the epidemic by experimenting with cures, and creating buffer zones by eradicating olive trees that are still healthy.

What will grow on these lands once alive with olive trees?
What kind of landscape will I find in 20 years?
What future for olive trees?

I tried to answer these questions that have occupied my mind in recent years through a personal interpretation of the Apulian countryside.
 
In Apulian Dioramas, black-and-white landscape views describe the typical territory of Carovigno, in which the protagonists are olive trees in plastic poses, almost reminding of environments for educational purposes (dioramas) inside a natural science museum. The sense of stillness and temporal immobility of these dioramas is interrupted by the presence of blood-red signs that largely cover the view. People who have experienced walking through some of these olive fields probably noticed long horizontal lines or large deep red X’s on many of the trunks, marks indicating plants infected with Xylella and destined to be felled. In a similar way, I used broad brushstrokes of red acrylic paint to recreate these signs on the photographic prints, permanent marks that represent the death sentence for many olive trees.

Typos (from the Greek τύπος “sign,” “imprint”) originated with the intention of performing work on the trunks of olive trees, whose rough barks resemble the faces of our ancestors who had planted these trees long ago. Starting from this anthropomorphism of the trunks, I wanted to portray the olive trees as if they were aged wisemen posing, and from each of them I wanted to take a kind of “imprint,” like for the recognition and identification of found bodies. Starting from this idea, I began to experiment with some techniques and focused on frottage, also inspired by the works of Japanese artist Masao Okabe. In order to act on the trunks of the olive trees and obtain a set of traces and marks that were identifying, unique, I used black acrylic paint on paper so that the impression would be stronger and more lasting than with charcoal. 

Each olive tree imprint represents the past memory hidden between the trunk’s veins, which arrived in the present but probably not seeing the future.

These images want to tell the uncertain future of the Apulian olive heritage, protagonist of an inevitable deletion of the current landscape.

Apulian Dioramas + Typos è un lavoro nato collateralmente al progetto Living Sculptures del 2018, quando ero intento a fotografare gli ulivi nelle campagne pugliesi.
Durante questo periodo ho avuto modo di osservare i campi in cui camminavo e le caratteristiche del territorio intorno a me. Da qui alcune riflessioni che mi hanno spinto ad andare oltre l’atto fotografico, per raccontare la trasformazione del paesaggio pugliese in cui sono cresciuto, le campagne che circondano Carovigno. Il mio paese è circondato da ulivi centenari, alcuni millenari, sopravvissuti a guerre e invasioni, testimoni di eventi passati.
Prima che si parlasse di infezione da Xylella, ho sempre dato per scontato che questi giganti verdi sarebbero
stati i guardiani delle generazioni future, come lo sono stati per la mia. Nessun pugliese immaginava che il 2013 sarebbe stato l’inizio di un profondo cambiamento del territorio. Intere aree del Salento sono adesso cimiteri di alberi disseccati, mentre nelle zone pugliesi poco più a nord si cerca ancora di fermare l’epidemia sperimentando cure, e creando zone cuscinetto eradicando gli ulivi ancora sani.

Cosa crescerà su queste terre un tempo animate di ulivi?
Che tipo di paesaggio troverò tra 20 anni?
Quale futuro per gli ulivi?
Ho tentato di rispondere a queste domande che hanno occupato la mia mente in questi ultimi anni, attraverso una personale interpretazione del territorio pugliese.

In Apulian Dioramas, le vedute paesaggistiche in bianco e nero descrivono il territorio tipico carovignese, in cui i protagonisti sono gli ulivi in pose plastiche, quasi a ricordare le ambientazioni per scopi didattici (dioramas) all’interno di un museo di scienze naturali. Il senso di quiete e immobilità temporale di questi dioramas viene interrotto dalla presenza di segni rosso sangue che coprono ampiamente la veduta. Coloro che hanno avuto modo di attraversare alcuni di questi campi di ulivi, hanno probabilmente notato delle lunghe linee orizzontali o delle grosse X di colore rosso intenso su molti tronchi, segni per indicare le piante infette da Xylella e destinate ad essere abbattute. Allo stesso modo, ho utilizzato ampie pennellate di tinta acrilica rossa per ricreare questi segni sulle stampe fotografiche, marchi indelebili che rappresentano la condanna a morte per molti ulivi, protagonisti di una inevitabile trasformazione/cancellazione dell’attuale paesaggio.

Typos (dal greco τύπος “segno”, “impronta”) nasce con l’intento di eseguire un lavoro sui tronchi degli ulivi, le cui cortecce ruvide somigliano ai visi dei nostri antenati che tempo fa avevano piantato queste piante. Partendo da questo antropomorfismo dei tronchi, ho voluto ritrarre gli ulivi come fossero anziani saggi in posa, e da ciascuno di loro ho voluto prendere una sorta di “impronta”, come per il riconoscimento e identificazione di corpi ritrovati. Partendo da questa idea, ho iniziato a sperimentare alcune tecniche e mi sono soffermato sul frottage, ispirato anche dai lavori dell’artista giapponese Masao Okabe. Per poter agire sui tronchi degli ulivi e ottenere un insieme di tracce e segni che fossero identificativi, unici, ho utilizzato la tinta acrilica nera su carta, affinché l’impressione risultasse più forte e duraturo rispetto al carboncino.
Ogni impronta di ulivo rappresenta la memoria di un passato celato tra le nervature del tronco, giunto nel presente ma che probabilmente non vedrà il futuro.

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